Tre driver per le azioni europee in autunno

«Da gennaio a fine maggio, abbiamo assistito a una spinta dell’azionario europeo trainato da segmenti value quali banche e assicurazioni, con i servizi di telecomunicazione, le utility e l’industria che hanno fornito supporto costante», osserva Nadège Dufossé, Global Head of Multi-Asset di Candriam.

Anche il cambio ha favorito i mercati azionari del continente nel primo semestre. Ma a giugno la sovraperformance si è esaurita: Wall Street ha ripreso vigore e, dopo Jackson Hole, gli Stati Uniti hanno ristabilito un netto vantaggio. Lo stesso segnale arriva dal mercato obbligazionario, dove il divario dei rendimenti tra USA e Germania si è ridotto soprattutto dal lato americano.

Tre fattori chiave per l’autunno

Secondo Dufossé, ci sono tre elementi che potrebbero riportare interesse verso l’Europa nei prossimi mesi.

1. Germania, la svolta fiscale e industriale

«Non se ne parla più tanto sulla stampa, ma è un fattore sostanziale», spiega la manager. Berlino ha presentato un piano record di investimenti pubblici per il 2025, con priorità sulla difesa. Questo potrebbe rilanciare il flusso di ordini e offrire opportunità interessanti tra i fornitori tedeschi di infrastrutture e difesa.

Il DAX resta a sconto rispetto agli Stati Uniti, con un P/E intorno a 15 e valutazioni inferiori alla media storica. «Gli indicatori corretti per la crescita sostengono la possibilità di un ulteriore rialzo, data l’accelerazione prevista degli utili nei prossimi due anni», afferma Dufossé.

2. Ucraina e premio di rischio

L’evoluzione del conflitto rimane cruciale. «Qualsiasi de-escalation credibile ridurrebbe il premio di rischio macroeconomico e favorirebbe costi dell’energia più moderati in inverno», sottolinea la strategist.

In caso contrario, la spinta agli investimenti per la difesa resterà forte. Se invece i colloqui diplomatici dovessero fare progressi, a beneficiarne sarebbero soprattutto i titoli ciclici interni e le mid cap a elevato consumo energetico.

3. Francia e il rischio politico

Il terzo driver è legato a Parigi, dove tensioni sul bilancio e sfiducia hanno fatto impennare i rendimenti degli OAT oltre gli 80 punti base rispetto ai Bund. «Questo shock ha innescato un de-risking sui titoli azionari francesi e un notevole incremento delle posizioni corte», spiega Dufossé.

Negli ultimi mesi lo spread si è stabilizzato, e secondo i sondaggi gli investitori potrebbero tollerare livelli fino a 100 punti base. «Il nostro scenario di base è meno drammatico, in quanto la situazione sembra gestibile per i mercati e la storia fiscale della Francia è politica piuttosto che sistemica», aggiunge.

Un approccio selettivo

Per Candriam, è il momento di tornare a guardare con interesse all’azionario europeo, ma senza abbandonare la prudenza. «Riteniamo che sia giunto il momento di riprendere a investire nei titoli azionari europei, pur mantenendo un approccio selettivo», afferma Dufossé.

Cosa potrebbe cambiare questa prospettiva? La manager individua tre segnali: «Un nuovo allargamento dello spread OAT-Bund che segnali una situazione di crisi; una chiara evidenza che il ritmo degli ordini in Germania stia rallentando oltre la fine dell’anno; oppure un significativo peggioramento dei dati sull’attività dell’area dell’euro».

Altrimenti, le condizioni politiche potrebbero addirittura favorire le aziende europee. «Questo potrebbe tradursi in una sovraperformance per alcune società selezionate, a multipli più interessanti rispetto alle omologhe USA», conclude Dufossé.

 

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