Norman Villamin, Chief Investment Officer Wealth Management di UBP
I rendimenti dei titoli di Stato sono stati molto volatili nell’ultimo mese; la crisi delle piccole banche statunitensi e il crollo di Credit Suisse hanno alimentato i timori di una crisi finanziaria sistemica; i flussi sui mercati hanno favorito gli asset risk-off e i rendimenti dei titoli di Stato sono scesi bruscamente, con tagli aggressivi dei tassi da parte delle banche centrali prezzati parallelamente dai mercati monetari.
Le banche centrali hanno reagito rapidamente, aprendo vari canali di liquidità per le banche sottoposte a stress con deflussi di depositi, mentre in Svizzera e nel caso di una delle banche regionali negli USA si è proceduto a una rapida operazione di fusione nel tentativo di evitare un contagio simile a quello avvenuto nel 2008-2009.
I rendimenti dei titoli di Stato si sono stabilizzati appena al di sotto dei minimi di marzo, evidenziando le continue incertezze economiche prezzate dalle obbligazioni. La Banca d’Inghilterra, la Banca Nazionale Svizzera e la Fed stanno inquadrando le recenti iniezioni di liquidità come qualcosa di sostanzialmente diverso dai precedenti programmi di quantitative easing, dato il loro impiego temporaneo e più mirato.
“In effetti, poiché l’inflazione core resta un problema, ci aspettiamo che la Fed decida un ultimo rialzo dei tassi a maggio, mentre la BCE potrebbe andare avanti sui rialzi”, avverte Norman Villamin, Chief Investment Officer Wealth Management di UBP, che di seguito spiega la propria vew con focus sull’obbligazionario.
I tagli dei tassi previsti dai mercati monetari appaiono troppo aggressivi in assenza di una recessione globale. Il dibattito sul tetto del debito degli Stati Uniti continua a pesare sui mercati dei titoli governativi USA. I rendimenti delle obbligazioni a lungo termine potrebbero restare volatili con l’accelerazione delle trattative nei prossimi mesi.
Continuiamo a preferire obbligazioni societarie investment grade, con una maggiore attenzione alla qualità del credito.
Le turbolenze di marzo hanno spinto gli spread a livelli vicini a quelli delle recessioni del 1990 e del 2001, creando opportunità anche per gli investitori avversi al rischio. Gli spread nei titoli high yield sono aumentati, ma rimangono ancora al di sotto dei livelli visti nelle grandi crisi del passato, non offrendo quindi un premio per il rischio interessante alla luce dei continui rischi di recessione e delle condizioni finanziarie più rigide.
Di conseguenza, riteniamo che le strategie di hedge fund possano beneficiare di questo contesto di volatilità dei tassi d’interesse e della maggiore dispersione delle performance che ci aspettiamo tra i settori e i segmenti del credito.