“Il dollaro sarà la chiave dell’uptrend delle Borse europee”

Dopo oltre un decennio di sottoperformance, l’Europa sembra aver ritrovato lo slancio sui mercati azionari. A confermarlo è Raheel Siddiqui, senior research analyst di Neuberger Berman, che evidenzia come “tra il 2010 e il 2022, i titoli europei sono rimasti indietro rispetto alle società statunitensi, che hanno aumentato gli utili per azione del 14% all’anno, rispetto al 2% annuo dei loro omologhi europei”. Un gap che sembrava destinato a durare, ma che si è invece invertito con decisione negli ultimi trimestri.

“Dal quarto trimestre del 2022”, spiega Siddiqui, “le società europee hanno aumentato gli utili del 12% all’anno, contro il 5% delle società statunitensi”. Le previsioni per i prossimi mesi rafforzano questa dinamica: secondo l’esperto, l’S&P 500 dovrebbe vedere una crescita degli utili del 7% nel 2025 e del 10% nel 2026, mentre le aziende europee dovrebbero continuare a crescere del 15% quest’anno e del 12% il prossimo.

La recente correzione di mercato, che ha suscitato preoccupazioni tra gli investitori, sembra essere stata “innescata principalmente dalla riduzione dell’esposizione lorda da parte degli hedge fund e dalla vendita aggressiva degli investitori algoritmici in risposta ai segnali di momentum e volatilità”, precisa Siddiqui. Tuttavia, i gestori discrezionali e fondamentali hanno avuto un ruolo marginale nel sell-off. “Con l’attenuarsi dei timori e della volatilità e lo spostamento del momentum verso l’alto, gli hedge fund stanno aumentando la propria esposizione e le strategie algoritmiche hanno ripreso ad acquistare”, aggiunge l’analista. Il risultato? Una ripresa dei mercati, con un trend rialzista destinato a proseguire salvo nuovi shock macroeconomici o un peggioramento dei fondamentali.

L’Europa appare inoltre favorita da fattori strutturali legati alla natura della sua economia. “La crescita dell’EPS europeo e la performance del mercato sono più strettamente legate ai volumi dei beni, della produzione industriale e del commercio globale rispetto agli Stati Uniti”, osserva Siddiqui. Dopo quasi due anni di recessione, questi settori stanno ora vivendo una fase di forte ripresa. Finché questo trend proseguirà, l’Europa potrebbe continuare a sovraperformare i mercati americani.

Resta, tuttavia, una variabile da monitorare: “C’è sempre il rischio che la performance di alcuni titoli statunitensi large cap possa alterare la performance relativa tra le due regioni”, avverte Siddiqui. Ma al netto di questo fattore, l’attuale contesto sembra premiare l’Europa. E se, come previsto, il dollaro continuerà a deprezzarsi nel medio termine, “l’Europa tende storicamente a sovraperformare gli Stati Uniti in tali contesti”.

Un quadro complesso ma favorevole per il Vecchio Continente, che potrebbe finalmente scrollarsi di dosso l’etichetta di mercato “dimenticato” per tornare protagonista nei portafogli globali.

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