Obbligazioni: Europa in ascesa con la fine dell’eccezionalità degli Usa

C’è un vecchio detto nei mercati finanziari: “Quando Wall Street starnutisce, il mondo prende il raffreddore”. Per decenni, gli Stati Uniti sono stati il baricentro della finanza globale, determinando direzione e intensità della propensione al rischio internazionale. Ma oggi, secondo Marc Stacey, Senior Portfolio Manager di RBC BlueBay, “questa forza di attrazione potrebbe indebolirsi”.

Il 2025 segna infatti un momento di svolta, in cui la fiducia nei confronti dell’economia americana comincia a vacillare, incrinata da incertezze fiscali, instabilità politica e retoriche commerciali sempre più imprevedibili.

Le prime crepe nell’edificio americano

La situazione si è fatta evidente con l’annuncio dei dazi commerciali, denominato “Liberation Day”, che ha innescato un’ondata di correzioni nei mercati. Anche se l’amministrazione statunitense ha successivamente sospeso l’attuazione delle misure e avviato negoziati, il danno reputazionale era fatto. “Le contestazioni in tribunale hanno aggiunto ulteriore incertezza”, osserva Stacey.

A maggio, l’asta del Tesoro ha registrato una domanda deludente, un segnale del crescente disagio degli investitori per la traiettoria fiscale americana e l’assenza di una direzione politica chiara. “Nemmeno la più grande economia mondiale può dare per scontata la fiducia dei mercati”, sottolinea Stacey, citando anche la decisione di Moody’s di abbassare il rating del debito sovrano USA.

Il credito europeo guadagna terreno

Se l’America arranca, l’Europa sorprende. Gli spread creditizi statunitensi si stanno ampliando, mentre quelli europei si restringono. Una dinamica che racconta di una crescente attrattività del Vecchio Continente. “Il credito statunitense rimane ampio e liquido”, precisa Stacey, “ma per molti investitori potrebbe non essere più il punto di partenza ovvio che sembrava un tempo”.

A rafforzare la narrativa europea contribuiscono segnali di miglioramento macroeconomico e iniziative politiche espansive, come i piani fiscali della Germania o l’incremento della spesa per la difesa da parte dei membri europei della NATO. Secondo Stacey, “questa compressione degli spread riflette fondamentali in miglioramento e la crescente consapevolezza che l’Europa possa offrire un terreno di caccia più interessante”.

Verso un’allocazione più globale

I capitali iniziano a spostarsi: meno fiducia nella chiarezza politica americana e maggiore apertura verso mercati che mostrano coerenza e stabilità. “I nostri portafogli riflettono già l’opinione che le opportunità europee stiano diventando più interessanti”, dichiara Stacey. Le strategie investment grade di RBC BlueBay risultano oggi “sempre più sottopesate sugli Stati Uniti a favore dell’Europa”.

Questo nuovo equilibrio è il segnale di una finanza globale più selettiva, meno influenzata dagli impulsi di Wall Street.

Fine dell’eccezionalismo americano?

Per Stacey, non è ancora giunto il momento di “dichiarare definitivamente la fine dell’eccezionalità statunitense”. Ma il fatto che venga messa in discussione rappresenta un cambiamento di portata storica. La leadership automatica degli Stati Uniti nei mercati globali, un tempo intoccabile, è ora sotto osservazione.

“Wall Street ha chiaramente starnutito quest’anno”, conclude Stacey, “ma finora il resto del mondo sembra sorprendentemente in buona salute”. Gli investitori appaiono meno reattivi agli scossoni americani, più freddi, più consapevoli. E soprattutto, pronti ad abbracciare un universo di opportunità più globale.

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